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In questa pagina trovate tutti i post, in ordine di pubblicazione, e tutte le immagini della rubrica Storie & Strade
"Storie&Strade"
La rubrica dedicata al racconto di Firenze attraverso le sue strade.
Quante volte camminiamo per le strade della nostra città senza chiederci il motivo per cui una via, una piazza o un vicolo portano un determinato nome?
La toponomastica, lo studio dei nomi di luoghi e strade, è un viaggio nella memoria collettiva di un territorio.
Ogni intitolazione infatti è anche una storia che ha rilevanza per la comunità: una via intitolata a un personaggio di rilievo ci aiuta a conoscerne la figura, le scelte, le azioni; una piazza dedicata a una data importante ne celebra ricorrenza e valori; i toponimi svelano anche antiche tradizioni, curiosità, mestieri, caratteristiche naturali e ambientali del luogo, espressioni in dialetto, modi di vivere ormai scomparsi.
A volte i nomi vengono modificati per ragioni storiche, politiche o sociali, lasciando un’eredità di trasformazioni culturali.
Questa rubrica nasce per raccontare Firenze attraverso i nomi delle sue strade, tra aneddoti, tradizioni, personaggi e avvenimenti, perché conoscere i nomi dei luoghi non è solo un atto di cultura, ma anche un modo per sentirci più connessi al territorio e alla città.
La rubrica è connotata da alcuni hashtag tematici: #StorieStrade #Toponomastica #Firenze #Florence #StreetOfFlorence #StreetView @Feel Florence a cui si uniscono quelli specifici, dedicati all’argomento del racconto.
Segue una nota conclusiva e riassuntiva: “Storie&Strade - La rubrica dedicata al racconto di Firenze attraverso le sue strade, in collaborazione con l'Assessorato alla Toponomastica del Comune di Firenze. Quale sarà la prossima? Seguici per scoprirlo!”
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Lungarno Giancarlo Bigazzi: una dedica tra musica, Firenze e il Festival di Sanremo
Uno dei lungarni di Firenze è intitolato a Giancarlo Bigazzi, talento intenso, ironico, autentico, tra i più grandi, prolifici e talentuosi produttori, compositori, parolieri e autori della musica leggera italiana, nato a Firenze il 5 settembre 1940.
La sua capacità di toccare il cuore del pubblico con melodie semplici e profonde lo ha reso un punto di riferimento per artisti come Umberto Tozzi, Raf, Marco Masini e Mia Martini.
La sua penna ha firmato capolavori intramontabili come “Rose rosse”, “Ti amo”, “Gloria”, “Gli uomini non cambiano”, “Si può dare di più”.
Non solo: fu parte del gruppo degli Squallor e autore di colonne sonore di film.
La sua carriera è strettamente legata al Festival di Sanremo, condotto quest’anno da un altro fiorentino, Carlo Conti, creando un ulteriore legame tra la storica kermesse e la città di Firenze.
Firenze è il luogo in cui Giancarlo Bigazzi ha mosso i primi passi nella musica e spazio di ritorno e riflessione.
Vari quindi i motivi alla base della decisione della Giunta, nel 2016, di intitolargli uno spazio cittadino per rendergli omaggio, nonostante fossero trascorsi meno di dieci anni dalla sua morte, grazie alla deroga da parte del Prefetto al limite temporale normalmente previsto, concessa per benemerenze particolari.
In particolare, fu scelta la parte di via Fabrizio De Andrè accanto alla sede Rai della Toscana e al teatro Obihall, (oggi Teatro Cartiere Carrara), lato Arno.
La scelta di questo luogo non è casuale: simboleggia il flusso continuo delle emozioni che la musica di Bigazzi ha saputo trasmettere nel tempo.
Passeggiando oggi lungo il Lungarno Giancarlo Bigazzi potreste ascoltare una delle sue canzoni, lasciandovi trasportare dai ricordi e dall’immaginazione.
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Via Dante Alighieri: il legame tra toponomastica e patrimonio linguistico nella Giornata internazionale della lingua madre
Il 21 febbraio si celebra la Giornata Internazionale della Lingua Madre, istituita dall’UNESCO per promuovere la diversità linguistica e culturale come valore fondamentale del patrimonio culturale di ciascun popolo.
A Firenze è stata intitolata una via a Dante Alighieri in omaggio al grande poeta e al suo contributo alla nascita della lingua italiana, fondamento della cultura e della memoria collettiva, in linea con i principi proprio di questa Giornata.
L'intitolazione attuale fu deliberata all'amministrazione comunale nel luglio del 1880, in ragione delle molte memorie storiche legate alla sua figura: "perché nelle case dei suoi maggiori poste in questa strada, tra la chiesa di S. Martino del Vescovo e le case dei (vd.) Donati e dei Mardoli, nacque Dante nel maggio del 1265".
Del 1881 è poi l'ordine di apporre un cartello con l'iscrizione "Via Dante Alighieri".
La via si trova nella cosiddetta “Fiorenza dentro dalla cerchia antica” (come scrisse lo stesso poeta nel Paradiso), quella tra Piazza della Signoria, la Chiesa di Orsanmichele, la Torre della Castagna e l’Oratorio dei Buonomini di San Martino, dove sorgevano un tempo le case della famiglia Alighieri, gruppo di edifici nei pressi della Torre della Castagna e dove oggi si trova l'edificio che ospita il Museo Casa di Dante, replica ottocentesca di una casa-torre.
In questa parte della città numerose lapidi con citazioni della Divina Commedia — affisse nei primi del Novecento — ricordano il legame tra Firenze e il Sommo Poeta.
L'attuale via Dante Alighieri — che va da via del Proconsolo a piazza dei Cimatori — prima di assumere l'attuale denominazione ha attraversato diverse fasi di trasformazione e denominazione, tra cui via S. Martino, via rincontro alla casa di Dante, Via Ricciarda.
Attribuire a Dante Alighieri una via di Firenze è un omaggio al grande poeta e al suo contributo alla nascita della lingua italiana, fondamento della cultura e della memoria collettiva, in linea con i principi della Giornata Internazionale della Lingua Madre.
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Durante il mese di marzo la rubrica sarà dedicata alla toponomastica femminile: Il Belvedere Violet Trefusis
Il punto panoramico sul retro della Villa dell'Ombrellino a #Bellosguardo dal giugno del 2020 è intitolato a Violet Trefusis, scrittrice, mecenate e intellettuale cosmopolita.
La villa, di sua proprietà dal 1948, diventa per oltre trenta anni non solo un luogo affascinante e suggestivo, ma anche una meta per intellettuali, aristocratici e nomi illustri come Winston Churchill, che dipinge dalle terrazze il panorama su Firenze.
Violet finanzia il recupero della testa della Primavera, la statua di Francavilla posta su Ponte Santa Trinita che i nazisti avevano minato durante la Guerra, favorisce il gemellaggio tra Edimburgo e Firenze e non si sottrae all'emergenza alluvione del 1966.
Muore a Villa dell'Ombrellino il 1° marzo 1972, lasciando in eredità sei milioni di lire ai poveri di Firenze. Le sue ceneri riposano al Cimitero degli Allori.
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Durante il mese di marzo si dedicherà alla toponomastica femminile: Piazza delle Sigaraie
All'interno della Manifattura Tabacchi si trova quella che un tempo era chiamata piazza dell'Orologio e che dal marzo del 2023 è stata denominata piazza delle Sigaraie, in onore alle lavoratrici, più di mille, addette alla scelta delle foglie migliori e alle varie lavorazione del sigaro toscano.
Le sigaraie hanno costituito il primo esempio di organizzazione e emancipazione femminile, dando a migliaia di donne indipendenza economica e dignità professionale, a quei tempi molto difficile da ottenere. Protagoniste di lotte e scioperi memorabili, come quello del 3 marzo 1944.
Alle 13, ora di inizio dello sciopero due sigaraie, Marina e Valeria, staccarono l’interruttore principale delle macchine e incitarono le compagne ad abbandonare il lavoro e a recarsi nel cortile dell’azienda a chiedere la fine della guerra e più cibo per i figli.
Un gruppo di loro si presentò al Direttore della Manifattura presentandogli le richieste delle scioperanti. Il Direttore assentì nel presentare alle autorità competenti le loro richieste, purché loro riprendessero subito il lavoro. In risposta le sigaraie dichiararono che lo avrebbero fatto solo dopo che le loro richieste fossero state accolte.
Le sigaraie continuavano imperterrite la loro protesta, così la direzione decise di convocare il fascista Mario Carità capo di una famigerata banda, accompagnato da diversi repubblichini armati.
Durante il giro nei reparti gli furono riservate molte ingiurie tanto che un repubblichino sparò in aria per intimidiree una sigaraia gli gridò : “Vigliacco, sparaci addosso se hai coraggio”. Carità non riuscì ad individuare chi fosse la coraggiosa autrice del gesto e fece prendere a caso tre donne per portarle dal Direttore.
Le sigaraie dimostrarono grande prontezza di spirito: una di esse infatti avvisò la portineria che in alcuni reparti i militi di Carità stavano riempendosi le tasche di sigarette; richiamati nell’Ufficio del Commissario amministrativo, ne furono rese circa 4.000. Questo comportò il rilascio delle tre sigaraie e i lavoratori dichiararono che non avrebbero ripreso a lavorare finché la banda Carità fosse uscita dallo stabilimento.
Alla fine l’8 marzo la direzione dell’azienda decise di accogliere le richieste delle dipendenti. Queste le testuali parole “[…] hanno posto le loro rivendicazioni e sono riuscite ad ottenere le 192 ore; una distribuzione di 100 sigarette mensili, un sostanziale miglioramento della mensa aziendale; la possibilità di uscire immediatamente, in caso di allarme, dallo stabilimento, senza essere sottoposte alla solita fruga”.
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Durante il mese di marzo la rubrica è dedicata alla toponomastica femminile: via Rita Levi Montalcini
Via Rita Levi Montalcini è la quarta via, all'interno della Manifattura Tabacchi, intitolata ad una donna.
L'intitolazione, avvenuta nel marzo 2024, è dedicata alla scienziata e unica italiana a ricevere il Premio Nobel per la Medicina.
Nel 1936 Rita Levi Montalcini si laureò con 110 e lode; poi si specializzò in neurologia e psichiatria, incerta se dedicarsi alla professione medica o alla ricerca. Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, venne sospesa ed emigrò in Belgio dove fu ospite all’istituto di Neurologia dell’Università di Bruxelles per continuare gli studi.
Scampò alla deportazione rifugiandosi nel 1943 a Firenze. Molte le sue battaglie sociali per l’emancipazione
Negli anni cinquanta, con le sue ricerche, scoprì e illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa NGF (nella fattispecie della struttura assonale), e per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina.
Il 1º agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi "per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale".
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Piazza dell'Unità Italiana: tra storia, toponomastica e celebrazioni per la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera
Piazza dell'Unità Italiana — nel centro storico di Firenze, tra Piazza della Stazione, Via Sant'Antonino, Via del Melarancio, Via Panzani e Via degli Avelli — connette la memoria storica dell'unificazione dell'Italia con la tradizione toponomastica della città.
L'intitolazione, avvenuta nel 1882, rientra in un più ampio processo di commemorazione dell'unificazione politica della Nazione, che si concretizzò il 17 marzo 1861 con la proclamazione del Regno d'Italia.
A Firenze, infatti, come in molte altre città italiane, la toponomastica divenne strumento per celebrare gli eventi e i protagonisti del Risorgimento e i valori fondanti della Nazione.
Al centro della piazza — nel punto dove, durante il periodo della dominazione francese in Italia (tra il 1799 e il 1814), c'era il palco della ghigliottina — fu eretto un obelisco, a opera di Giovanni Pini, in memoria dei caduti nelle Guerre di Indipendenza, simbolo del sacrificio che permise la nascita della nazione unificata.
A partire dal 1472 e fino al 1882 Piazza dell'Unità Italiana era indicata in opere letterarie e piante come Piazza Vecchia di Santa Maria Novella, o semplicemente Piazza Vecchia, nome che la contrapponeva all'altra piazza di Santa Maria Novella, aperta più a mezzogiorno dopo la costruzione della nuova chiesa, diversamente orientata.
Nella piazza si trovano, tra gli altri edifici, il palazzo Carrega Bertolini, costruito dove un tempo sorgevano le case delle famiglie Cenni e Da Verrazzano e che dal 1903 ospita lo storico Grand Hotel Baglioni e quello che, dal 1759 fino a metà Ottocento, fu il piccolo teatro della Piazza Vecchia, oggi civile abitazione.
Ogni anno, il 17 marzo, si celebra la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera, simboli del senso di appartenenza di una intera comunità: la Costituzione, legge fondamentale dello Stato; la bandiera, il tricolore verde bianco e rosso, nato a Reggio Emilia nel 1797, vessillo della Repubblica Cispadana prima e dell’Unità d’Italia poi; l’inno di Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro ,“Il Canto degli italiani” composto nel 1847, messo al bando durante il ventennio fascista e tornato a essere inno nazionale nel 1946.
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Durante il mese di marzo la rubrica è dedicata alla toponomastica femminile: piazza Francesca Morvillo
L'8 marzo 2024 il Comune di Firenze ha intitolato a Francesca Morvillo una piazza che si trova all'interno della Manifattura Tabacchi.
Francesca Morvillo, magistrato, ha ricoperto diversi incarichi: fu giudice del tribunale di Agrigento, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo, Consigliera della Corte d'appello di Palermo e componente della Commissione per il concorso di accesso in magistratura
Nel 1979 conobbe Giovanni Falcone, che sposa nel maggio 1986.
Il pomeriggio del 23 maggio 1992, sull'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, nei pressi dello svincolo di Capaci, una carica di circa 400 kg di tritolo fa saltare l'autostrada dove viaggiavano le tre Fiat Croma blindate che accompagnavano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo di ritorno da Roma.
La Morvillo, ancora viva dopo l'esplosione e lo schianto (il suo orologio da polso si era fermato all'ora dell'esplosione, le 17:58), viene trasportata a Palermo nel reparto di neurochirurgia, dove però muore intorno alle 23, a causa delle gravi lesioni interne riportate. Aveva 46 anni.
Il 13 novembre 1992 viene assegnata postuma, la medaglia al valore civile con la seguente motivazione «Giovane Consigliere della Corte d'Appello di Palermo, consorte del giudice Giovanni Falcone, pur consapevole dei gravissimi pericoli cui era esposto il coniuge, gli rimaneva costantemente accanto sopportando gli stessi disagi e privazioni, sempre incoraggiandolo ed esortandolo nella dura lotta intrapresa contro la mafia. Coinvolta, insieme al Magistrato, in un vile e feroce agguato, sacrificava la propria esistenza vissuta coniugando ai forti sentimenti di affetto, stima e rispetto verso il marito, la dedizione ai più alti ideali di giustizia. Capaci (Pa), 23 maggio 1992».
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Durante il mese di marzo la rubrica è dedicata alla toponomastica femminile: viale Eleonora Duse
Viale Eleonora Duse nel Quartiere 2 viene intitolato alla diva italiana con delibera di giunta del 1955.
Eleonora Duse: soprannominata "la divina" e ritenuta la più grande attrice teatrale della Belle Époque, un mito del teatro italiano a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Nata il 3 ottobre 1858 a Vigevano, da Angelica Cappelletto e Vincenzo Duse, due attori di teatro, muove fin da subito i suoi primi passi sul palcoscenico.
Ma è nel 1880, a soli ventidue anni, che Eleonora Duse diventa prima attrice nella compagnia di Cesare Rossi. Sposa Tebaldo Cecchi, da lui avrà la figlia Enrichetta. Quattro anni dopo, inizia una relazione con Arrigo Boito che lei definirà «il filo rosso della mia esistenza».
Attrice anticonvenzionale nella vita e nel lavoro, di una bellezza fuori dagli schemi, rivoluzionò il teatro e la recitazione ricoprendo il ruolo di prima attrice e prima donna capocomica in una compagnia teatrale.
Nel 1882 l’incontro con Gabriele D’Annunzio quando, l’attrice era già una celebrità in Europa e in America, fu lei a portare sulle scene i testi teatrali di D’Annunzio: Il sogno di un mattino di primavera, La Gioconda, Francesca da Rimini, La città morta, La figlia di Iorio, spesso finanziando le produzioni.
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Durante il mese di marzo la rubrica è dedicata alla toponomastica femminile: piazza Fedora Barbieri
Dal 17 giugno 2020 lo spazio antistante l'ingresso del teatro del Maggio Musicale Fiorentino è intitolato alla mezzosoprano Fedora Barbieri.
Fedora, nata a Trieste il 4 giugno del 1920, cominciò giovanissima a studiare canto nella sua città sotto la guida di Federico Bugamelli e Luigi Toffolo. Dopo pochissimi mesi vinse una borsa di studio indetta dal Teatro Lirico di Firenze, passando quindi a studiare alla scuola del Maggio Musicale Fiorentino sotto la guida di Giulia Tess.
Esordì il 4 novembre 1940 al Teatro comunale di Firenze, come Fidalma ne Il matrimonio segreto, con immediato successo.
Nel 1942, a 21 anni, debuttò alla Scala con la Nona sinfonia di Beethoven, diretta da Victor De Sabata.
Al Teatro comunale conobbe Luigi Barlozzetti, che lavorava come amministrativo all’interno del teatro. Si sposarono nel 1943.
Debuttò al Metropolitan Opera di New York nel 1950, nel Don Carlo. Approdò alla Royal Opera House di Londra nel 1950, in tournée con la Scala, in Falstaff e nel Requiem verdiano. Nel 1970 interpretò il ruolo della Moglie nella prima assoluta de L'idiota di Luciano Chailly all'Opera di Roma.
Si esibì saltuariamente fino agli anni '90 in un repertorio selezionato di ruoli comprimari di opere come Suor Angelica, Falstaff, Boris Godunov, Cavalleria rusticana; proprio con il ruolo di Mamma Lucia diede l'addio alle scene il 3 novembre 2000 al Teatro Comunale di Firenze, dopo sessant'anni di attività e 109 ruoli interpretati.
Visse prevalentemente a Firenze fino alla sua morte avvenuta il 5 marzo 2003
Dall'8 giugno 2022, in via Il Prato 29, è stata apposta una lapide commemorativa nel palazzo dove visse con la sua famiglia.
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Via Suor Maria Celeste
La via venne intitolata a Suor Maria Celeste (Virginia Galilei), primogenita di Galileo, con delibera del Podestà il 15 luglio del 1930.
Virginia nacque il 12 agosto del 1600. Quello stesso giorno il padre stese di suo pugno un oroscopo, nel quale delineò i tratti principali del carattere della figlia e gli influssi dei pianeti che ne avrebbero segnato lo sviluppo. Lo zelo, la sensibilità e la devozione a Dio, predetti da Galileo, si manifestarono davvero nella personalità di Virginia, così come emerge dalle 124 lettere al padre pervenute fino a noi.
Entrata in convento giovanissima, Virginia prese il nome di Suor Maria Celeste e prese i voti nel convento di San Matteo in Arcetri, nell’ordine delle Clarisse.
Galileo fu profondamente legato a Virginia e trovò in lei un riflesso del proprio carattere. Virginia, anche se da lontano, si prendeva cura di Galileo in molti modi: con preparazioni speziali in cui era esperta, con dolci o frutti, cucendo per lui i colletti o rammendando gli abiti e anche facendosi copista delle sue lettere a terzi o dei suoi manoscritti, di cui era curiosa lettrice. Infine, fu lei che, spinta dall'idea di avere il padre più vicino, riuscì a trovare quella Villa 'Il Gioiellò dove Galileo spese gli ultimi anni di vita. Il dolore per la sua morte improvvisa e prematura, avvenuta il 2 aprile 1634, fu immenso e provocò a Galileo dissesti fisici, dai quali non si sarebbe più ripreso.
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Via Antonio Meucci: un tributo nel giorno della sua nascita, il 13 aprile 1808
Via Antonio Meucci, nel Quartiere Campo di Marte, zona Cure, omaggia la figura dell’inventore fiorentino Antonio Meucci, uno dei padri delle telecomunicazioni moderne, titolare e depositario di ben 22 brevetti, tra cui un nuovo modo di fabbricare candele, ancora oggi usato.
La decisione di intitolare "all'inventore del telefono" (come si legge nella Delibera n. 1451 del 1930) la "nuova strada che si apre sulla sinistra di Via Castelli", ha un forte significato simbolico: ricordare l’ingegno, la tenacia e la creatività di un uomo che, partendo dal Borgo di San Frediano, ha lasciato un segno nella storia del mondo.
Meucci infatti nacque il 13 aprile 1808, in piena dominazione napoleonica, in quella che oggi è via de’ Serragli, al civico 44 (all’epoca via Chiara), edificio già di proprietà "De la Priora di S.o Romolo in Piazza" (Piazza della Signoria).
Una lapide posta il 16 maggio 1996 ricorda la nascita dell'inventore del telefono, detto anche "telettrofono", per il "trasferimento elettrico della voce".
Meucci studiò all’Accademia di Belle, lavorò anche come doganiere alla Porta di S. Niccolò e come macchinista al teatro della Pergola (dove iniziò a sperimentare qualcosa che somigliava a un telefono, un apparecchio acustico che permetteva di comunicare tra palcoscenico e struttura di manovra).
Poi emigrò prima a Cuba nel 1835, con la moglie Maria Matilde Ester Mochi (sposata nel 1834 nella Basilica di Santa Maria Novella) e infine negli Stati Uniti, nel 1850, dove realizzò il primo prototipo di telefono. Morì a Clifton il 18 ottobre 1889.
Anche la Basilica di Santa Croce lo omaggia con una targa forgiata in bronzo e un'altra targa a lui dedicata si trova affissa sul Palazzo delle Poste Centrali, in Via Pellicceria.
Famoso il lungo contenzioso giudiziario con l’ingegnere Alexander Graham Bell per il riconoscimento della paternità dell'invenzione del telefono.
Bell aveva condotto gli esperimenti nello stesso laboratorio dove erano stati conservati materiali di Meucci, che, a causa di difficoltà economiche, non aveva potuto pagare il processo di domanda di brevetto e si era accontentato di un avviso che era stato in grado di rinnovare solo dopo il 1874.
Nel marzo 1876 ad Alexander Graham Bell era stato concesso un brevetto e a lui attribuita l'invenzione del telefono.
Brevetto annullato nel 1887 dal governo degli Stati Uniti, perché rilasciato per motivi di frode e false dichiarazioni.
Il caso si è risolto definitivamente solo nel 2002, quando il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto ufficialmente a Meucci il merito.
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27 aprile, Giornata Mondiale del Disegno
Il segno di Michelangelo, il Piazzale e la toponomastica fiorentina
Il 27 aprile, Giornata Mondiale del Disegno, celebra non solo una tecnica, ma una visione, un modo di pensare.
Non è un caso che uno dei luoghi più emblematici di Firenze, Piazzale Michelangelo, porti il nome di un artista che del disegno fece il suo fondamento.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564), scultore, pittore, architetto, uno dei più grandi artisti del Rinascimento italiano, considerava il "disegno interno" – cioè l’idea che precede la creazione – ciò che dava vita a ogni opera, che fosse scultura, pittura o architettura.
Scultore, pittore, architetto, è celebre per alcune opere più importanti della storia dell'arte come il David, la Pietà e gli affreschi della Cappella Sistina. La sua arte ha rivoluzionato la scultura e la pittura occidentale.
Nel 1869, l’architetto Giuseppe Poggi, incaricato della grande trasformazione urbanistica di Firenze per Firenze Capitale, partì a sua volta da un disegno come atto generativo, per immaginare un piazzale monumentale dedicato a Michelangelo, da cui abbracciare con lo sguardo tutta la città.
L'intitolazione risale a una Delibera di Giunta del 1868, con la dicitura "Piazzale Michelangiolo".
Al centro del piazzale svetta una copia in bronzo del David e delle quattro allegorie delle Cappelle Medicee di San Lorenzo, monumento trasportato da nove paia di buoi il 25 giugno 1873.
Il 27 aprile è un invito a guardare la città con occhi nuovi. A salire fino a Piazzale Michelangelo e capire che quella vista non è solo frutto del caso o della storia.
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Giardino Henry Dunant: la Pace si fa luogo nella Giornata Mondiale della Croce Rossa
L’8 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Croce Rossa, nel giorno della nascita di Henry Dunant (1828–1910) fondatore del Movimento Internazionale della Croce Rossa.
Dal 2018, a Firenze, un angolo verde porta il suo nome: è il Giardino Henry Dunant, tra lungarno Santa Rosa, via lungo le Mura di Santa Rosa e via Pisana, nel Quartiere 4.
Un luogo scelto proprio per la vicinanza alla sede della Croce Rossa Italiana - Comitato di Firenze, che si trova in Lungarno Soderini: un segno concreto, radicato nel territorio, del legame tra la città e i valori di umanità e soccorso che Dunant ha incarnato.
Nato a Ginevra l’8 maggio 1828, Henry Dunant nel 1859, a Castiglione delle Stiviere, fu testimone delle tragiche conseguenze della battaglia di Solferino tra gli eserciti franco-piemontesi e austriaci.
Scioccato dall’abbandono dei feriti sul campo, maturò l'idea di fondare un’organizzazione neutrale e permanente per assistere i feriti di guerra: la Croce Rossa, creata nel 1863 insieme ad altri cittadini ginevrini.
Il suo impegno portò anche alla prima Convenzione di Ginevra del 1864, che sancì regole internazionali per la protezione dei feriti e del personale sanitario nei conflitti armati.
Nel 1901 Dunant ricevette il primo Premio Nobel per la Pace insieme a Frédéric Passy e dette in beneficenza quasi l'intero importo del premio.
Morì nel 1910, in povertà, ma circondato dal rispetto del mondo intero.
La sua eredità vive ogni giorno, ovunque qualcuno scelga di soccorrere, curare e non voltarsi dall’altra parte.
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Viale Florence Nightingale: un tributo nel giorno della sua nascita, il 12 maggio 1820
Un viale del parco delle Cascine porta il nome della "signora della lampada" come affettuosamente chiamavano i soldati malati e feriti di cui si prendeva cura, Florence Nightingale, fondatrice della moderna professione infermieristica di cui oggi ricorre la sua nascita avvenuta nel 1820.
Il viale le venne intitolato con Delibera della Giunta Comunale del 17 novembre del 1964.
Florence nacque a Firenze, città da cui prese il nome, nel 1820, da una famiglia inglese di ricchi proprietari terrieri e ricevette un’ottima educazione. Fin da giovanissima dimostrò un forte interesse per la cura degli altri e invece di seguire la strada convenzionale di moglie e madre rifiutò di sposarsi, iniziando a dedicarsi ai malati e ai poveri pur non avendo una formazione specifica.
Decisiva è la sua esperienza durante la guerra di Crimea. Partita per Scutari in Turchia per assistere i feriti nel 1854 insieme a un gruppo di infermiere da lei formate, si accorse subito delle terribili condizioni igienico sanitarie in cui versavano i soldati. Più che per le ferite di guerra i militari morivano, infatti, a causa della cattiva igiene e malnutrizione: attraverso un’assistenza più scrupolosa riuscì a far diminuire fortemente il tasso di mortalità. Le sue visite notturne tra i soldati malati per prestare soccorso e dare parole di conforto fecero creare per lei l’appellativo di "signora con la lampada". È considerata la fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna, in quanto fu la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l'utilizzo della statistica. Propose inoltre un'organizzazione degli ospedali da campo.
Nel primo chiostro della basilica di Santa Croce si trova il suo cenotafio.
La data della sua nascita è stata scelta per celebrare la Giornata internazionale dell'infermiere.
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Viale XI Agosto: una strada per non dimenticare la Liberazione di Firenze
"Con delibera del Consiglio Comunale n. 2841/968 del 28 novembre 1977 è stato intitolato Viale XI Agosto, data simbolica della Liberazione di Firenze: dopo settimane di combattimenti, nella notte tra il 10 e l’11 agosto 1944, le formazioni partigiane fiorentine, in particolare i GAP (Gruppi di Azione Patriottica), dettero il via all’insurrezione armata contro l’occupazione nazifascista e l’inizio della liberazione è stato storicamente fissato proprio all’11 agosto, giorno in cui il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN) assunse di fatto il controllo della città, data che Firenze celebra ogni anno.
Il valore toponomastico e simbolico dell’intitolazione è stato amplificato nel tempo: con delibera della Giunta Comunale n. 2016/G/00383 dell’11 agosto 2016 con estensione del tratto limitrofo alla Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, rafforzando ulteriormente l’identità civica e il significato memoriale del viale.
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Largo Fratelli Alinari: una strada, una memoria, uno scatto eterno nella Giornata Mondiale della Fotografia
Il 19 agosto si celebra la Giornata Mondiale della Fotografia, per ricordare quando, nel 1837, fu realizzato il primo dagherrotipo, l’invenzione che segnò la nascita della fotografia moderna.
Largo Fratelli Alinari è stato istituito ufficialmente con la deliberazione del Consiglio Comunale n. 3093/780 del 13 ottobre 1986.
Fino al 1870 era un tratto di Via Nazionale, come attestano registri catastali e lo Stradario Storico, dove i civici dal 14 al 17 compaiono sotto la doppia intestazione “Via Nazionale / Via Fiume”.
Il nuovo toponimo fu scelto per rendere omaggio alla Fratelli Alinari, la più antica impresa fotografica al mondo, fondata nel 1852 da Leopoldo Alinari, insieme ai fratelli Romualdo e Giuseppe, con l’obiettivo di documentare il patrimonio artistico, architettonico e umano dell’Italia dell’Ottocento.
Dal secondo dopoguerra, l’ingresso dell’azienda era al civico 6 nero di Via Nazionale (in precedenza 8 nero), poi trasformato nel civico 15 di Largo Fratelli Alinari dopo il 1986, in seguito all’aggiornamento della numerazione.
Largo Fratelli Alinari si distingue anche per la sua fisionomia urbanistica, profondamente trasformata nel corso del Novecento, soprattutto per la vicinanza alla stazione di Santa Maria Novella.
Tra il 1935 e il 1940, per facilitare il collegamento con il fabbricato viaggiatori, il tratto terminale di Via Nazionale fu ampliato e ridisegnato.
Proprio da questa operazione nacque, di fatto, la forma attuale di Largo Fratelli Alinari."
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Piazza Anna Maria Ichino: la memoria toponomastica della Resistenza a Firenze
Nel cuore dell’Oltrarno fiorentino, accanto a Palazzo Pitti e racchiusa tra le mura del complesso Boboli-Pitti, si apre una piccola piazza che porta un nome denso di storia e memoria: Piazza Anna Maria Ichino.
L’intitolazione, deliberata dal Comune di Firenze il 6 marzo 2018, riconosce ufficialmente il ruolo che questa donna ebbe nella Resistenza e nella vita culturale della città.
Dal punto di vista toponomastico, la scelta di collocare la dedica proprio in prossimità di Piazza dei Pitti non è casuale.
In quella stessa piazza, al civico 14, si trovava infatti l’abitazione di Anna Maria Ichino, nata a Firenze il 1° settembre 1912, in via dei Rondinelli, 6.
Nel 1938, Anna Maria e il fratello Piero prendono in affitto un appartamento di 14 stanze in Piazza dei Pitti, 14.
La casa, dopo l’8 settembre 1943, diventa uno dei principali centri della Resistenza fiorentina, crocevia di coraggio e creatività in tempi di paura.
Vi si ritrovano giovani antifascisti, esponenti del Partito d’Azione, intellettuali, artisti, figure come Eugenio Montale, Umberto Saba, Carlo Ludovico Ragghianti e Ranuccio Bianchi Bandinelli, ebrei perseguitati e soldati alleati evasi dai campi di prigionia
È qui che il Comitato di Liberazione affida a Ichino l’ospitalità di Carlo Levi, che in quella casa scrisse gran parte di "Cristo si è fermato a Eboli", dattiloscritto dalla stessa padrona di casa.
L’abitazione, trasformata nel Dopoguerra in pensione, divenne punto di incontro vivace per giovani, artisti e studiosi, rispecchiando lo spirito indipendente di Anna Maria, che la gestì con continuità fino alla sua morte, il 3 giugno 1970.
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Piazzale Vittorio Gui – memoria e musica nella toponomastica fiorentina
Piazzale Vittorio Gui, di fronte al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, prende il nome da Vittorio Gui Roma, 14 settembre 1885 – Firenze, 1975): musicista, direttore d’orchestra e compositore, fu protagonista della vita musicale italiana del Novecento, contribuendo a diffondere opere italiane e straniere e a sperimentare nuovi linguaggi orchestrali.
A soli sedici anni diresse la sua prima composizione, il poemetto sinfonico con voci Giulietta e Romeo e nel 1919 si spinse oltre, con la "Fantasia bianca", sperimentazione innovativa di unione tra musica e immagini per il cinema muto.
Fondatore nel 1928 della Stabile Orchestrale Fiorentina e nel 1933 del Maggio Musicale Fiorentino, di cui fu direttore artistico fino al 1936, continuando poi a parteciparvi regolarmente come ospite per molti anni.
Sotto la sua direzione, il Maggio Musicale Fiorentino ospitò alcune delle prime esecuzioni in Italia di opere di compositori come Debussy, Puccini e Wagner, contribuendo a far crescere la fama internazionale del festival.
L’intitolazione del piazzale, avvenuta il 28 marzo 2014, vuole rendere omaggio al ruolo di Gui nella cultura musicale fiorentina, collocando il suo nome proprio davanti al teatro che contribuì a fondare e a far crescere.
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Un largo per San Francesco: Firenze celebra il santo di Assisi
Il 3 ottobre 1226 ad Assisi moriva San Francesco, figura che avrebbe cambiato per sempre il volto della spiritualità europea.
A secoli di distanza, in occasione della celebrazione dell’Ottavo centenario delle stimmate di San Francesco, Firenze ha voluto onorarne la memoria e con delibera del 24 marzo 2024 è stata approvata dalla Giunta comunale l'intitolazione dell'area toponomastica in prossimità della Basilica francescana di Santa Croce, con accessi da Via Antonio Magliabechi e Piazza di Santa Croce.
Il Largo San Francesco d’Assisi è stato poi inaugurato il 21 maggio 2025.
La sua proclamazione a Patrono d’Italia, avvenuta il 18 giugno 1939 insieme a santa Caterina da Siena per volontà di papa Pio XII, confermò il ruolo di guida spirituale di Francesco per l’intera Nazione.
Francesco è inoltre associato al patronato degli animali e dell'ambiente.
Il 4 ottobre, giorno a lui dedicato, divenne Giornata mondiale degli animali e, nel 2005, anche Giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in linea con la memoria e l’attualità del messaggio francescano.
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Il Giardino di Alice, memoria, toponomastica e diritti delle bambine e delle ragazze
L’11 ottobre si celebra la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere l’uguaglianza di opportunità, il diritto all’istruzione, alla salute e alla libertà di espressione.
Una ricorrenza che a Firenze trova un legame particolare con un luogo dal forte valore simbolico: il Giardino di Alice, in via Baccio da Montelupo, all’altezza della Casa del Popolo di Ponte a Greve.
L’area, storicamente nota come “Giardino Ritrovato”, è stata riqualificata e, con delibera del 4 maggio 2016, ufficialmente denominata “Il Giardino di Alice – in memoria di Alice Sturiale”.
Alice Sturiale (Firenze, 18 novembre 1983 – 20 febbraio 1996), bambina colpita fin dall’infanzia da atrofia muscolare spinale e deceduta all'età di dodici anni, ha vissuto intensamente nonostante la malattia che le impediva di camminare.
Alice scrisse racconti e poesie, raccolti ne "Il libro di Alice", facendo della scrittura uno strumento di libertà e lasciando un’eredità di coraggio, creatività e speranza.
La sua opera ebbe nel 1997 un sorprendente successo editoriale, diventando uno dei libri più letti in Italia e trovando diffusione anche all’estero.
La raccolta ricevette l’apprezzamento di autori come Susanna Tamaro e Mario Luzi.
Il giardino a lei dedicato è oggi un luogo di incontro e memoria, che trasforma una vicenda personale in testimonianza civica, promuovendo i diritti delle bambine e delle ragazze, in linea con il messaggio universale della ricorrenza dell’11 ottobre.
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Il Giardino della Memoria “Andreea Cristina Zamfir” nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
In questo 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: l'Amministrazione ha intitolato con deliberazione del maggio 2016 l’area verde che comprende l’area giochi e le strutture sportive all’interno del parco di Ugnano ad “Andreea Cristina Zamfir” dove dal 2002 nel giardino è presente anche una panchina rossa.
Andreea Cristina Zamfir era una giovane donna di 26 anni arrivata in Italia con la famiglia (marito e due figli). La sua vita è stata spezzata nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2014 sotto un cavalcavia a Ugnano, in un delitto brutale che ha scosso profondamente la città.
Dedicare ad Andreaa questo giardino significa trasformare uno spazio pubblico in un luogo di consapevolezza e prevenzione della violenza.
L'Assessora Biti ha voluto rendere omaggio con un mazzo di fiori per ricordarci di non dimenticare mai.
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Piazza Peter Benenson: un nuovo luogo della memoria dei diritti umani a Firenze
Oggi, in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, si è svolta la cerimonia ufficiale di intitolazione di una nuova piazza dedicata a Peter Benenson.
Si tratta dell'area con accessi da Via Girolamo Minervini e Via Baccio da Montelupo, in prossimità della Casa Circondariale di Sollicciano.
La decisione dell'Amministrazione di dedicare proprio questo spazio urbano a Peter Benenson (Londra, 31 luglio 1921 – Oxford, 25 febbraio 2005) nasce dalla volontà di riconoscere il contributo straordinario di una figura che ha profondamente segnato la storia dei diritti umani a livello internazionale: attivista, avvocato e filantropo, fondatore di Amnesty International, ha dato vita a un movimento globale capace di mobilitare milioni di persone in difesa della dignità umana e della libertà personale.
Ha contribuito a diffondere una consapevolezza nuova e più ampia sui temi della giustizia e della protezione dei diritti fondamentali, sostenendo soprattutto le persone imprigionate ingiustamente in carcere per le loro convinzioni politiche o religiose.

